Giulia Papalia e “Le Recensioni Ignoranti”. La nostra intervista


Giulia Papalia, fiorentina, classe ‘93. Avvicinatasi alla lettura quasi per caso, trova nei libri sempre nuovi spunti riflessivi che aprono inevitabilmente infinite prospettive: dallo sconforto al presobenismo, dalle risposte a nuove domande.

In questa intervista Giulia ci racconta “Le Recensioni Ignoranti”, un nuovo podcast, un percorso culturale multimediale con l’ambizione di diventare un talk itinerante, parlare di libri con spontaneità e leggerezza in modo non accademico.

Cosa o chi ti ha spinto a realizzare il podcast sui libri “Le Recensioni Ignoranti”?
Non è farina del mio sacco, e ignorantemente (tanto si torna sempre lì) non sono mai stata un'ascoltatrice di podcast. Leonardo di Blackcandy Produzioni gestiva una pagina dedicata ai libri e tramite un giro davvero al limite dell'impossibile ci siamo conosciuti e scambiati i numeri di telefono perché i messaggi vocali su Instagram sono al massimo di un minuto. Dopo “messaggi vocali di dieci minuti soltanto per dirgli quanto doveva leggere un libro x” (semicit) mi ha proposto di trasformarli in podcast. Ci siamo visti per strutturare le puntate e da lì è nato tutto!

Qual è lo scopo del format?
Vorrei che ci si potesse avvicinare di nuovo alla lettura come strumento piacevole (o doloroso) per riuscire ad esprimersi più facilmente e non come un mezzo riservato a pochi intellettuali eletti. Vedo spesso che si parla di libri in maniera troppo analitica, ma i libri raccontano tanto degli autori quanto di chi li legge e soffermarsi solamente sulle analogie con altri autori o sullo stile di scrittura contribuisce ad allontanare tutti noi comuni mortali (che non leggono da letterati).

Tra i libri che hai scelto per le puntate de “Le Recensioni Ignoranti”, c'è uno al quale sei particolarmente affezionata e perché?
I miei libri preferiti di queste puntate sono assolutamente Nova di Fabio Bacà, perché il protagonista è un neurochirurgo abituato agli incastri perfetti che si ritrova senza il terreno sotto ai piedi e in parte mi ci rivedo; Dove sei mondo bello di Sally Rooney perché parla dei rapporti umani in quanto tali, senza retorica e perché i suoi protagonisti non vivono nel mondo delle fate né tantomeno hanno problemi ingestibili al limite del reale: sono ragazzi che vivono la crisi generazionale come tutti noi, e per questo lo trovo d'aiuto. Il terzo, nel “male” perché mi ha davvero aperto un mondo sulla stortura che stiamo vivendo è Come annoiarsi meglio di Pietro Minto, che affronta il modo in cui abbiamo eliminato il reale significato di tempo libero o lobotomizzandoci dietro a degli schermi o monetizzando anche i nostri hobby, escludendoli di fatto dall'idea di sano tempo libero.

Secondo te la lettura può assumere anche un valore terapeutico? Cosa ne pensi dei libri motivazionali?
Assolutamente sì: ho sempre tratto beneficio da ciò che leggevo, sia in negativo con le letture che mi facevano stare male ma che mi stimolavano riflessioni che mi hanno spinto ad andare avanti o cambiato il punto di vista, sia – banalmente, in positivo. Non sono molto attratta dai libri motivazionali fine a sé stessi; la motivazione sta dentro ad ogni aspetto della nostra vita e dentro ad ogni libro e spesso diffido di quelli che si propongono esplicitamente di cambiare il mio modo di vivere. L'unico che ho davvero apprezzato in un momento di difficoltà è stato Parole di conforto di Matt Haig, di una profondità unica nel suo essere semplice.

Prossimi progetti?
Vorrei continuare con questo cercando di rinnovarlo passo dopo passo e sperando di coinvolgere più persone all'interno del format. Le persone con cui mi rapporto sono molto entusiaste e qualcuno si è avvicinato alla lettura dopo aver sentito le puntate, che è una cosa che mi tocca il cuore ed è l'obiettivo che avevo quando abbiamo dato vita a questo progetto.
Grazie mille!