Con "Se tu fossi qui", Tommaso Sangiorgi
affronta il tema di un amore non corrisposto, trasformato in amicizia dalla
persona amata. Il brano, una ballata intima che fonde cantautorato e pop,
esplora la sofferenza e la confusione dell’autore di fronte a un sentimento non
ricambiato. La canzone si distingue per una scrittura sincera e delicata, che
cattura il dolore della separazione e la nostalgia di ciò che avrebbe potuto
essere, offrendo conforto a chi ha vissuto esperienze simili.
Come è nata la tua passione per la
musica?
La mia passione per la musica è nata fin
da quando ero molto piccolo. Mia mamma mi faceva ascoltare tantissima musica,
in particolare il cantautorato italiano: Lucio Battisti, Lucio Dalla… erano i
suoi artisti di riferimento. Di fatto, le mie “ninnananne” erano le loro
canzoni.
Poi, ricordo un episodio molto
significativo alle elementari, avevo circa sette anni. Il mio maestro di musica
mi chiese di cantare La gabbianella e il gatto di Ivana Spagna durante una recita scolastica. Io non volevo
assolutamente farlo, ero terrorizzato. Ma alla fine cantai davanti a tutta la
scuola, genitori compresi. E appena finii, ci fu una standing ovation che mi
colpì profondamente. In quel momento, mentre ero sul palco, mi sentii
incredibilmente a mio agio, come se fossi a casa.
Da lì si è acceso un piccolo fuoco dentro
di me, che poi è rimasto latente per qualche anno. Si è riacceso davvero quando
avevo 14 o 15 anni: è in quell’età che, con il mio migliore amico, abbiamo
iniziato a scrivere le nostre prime canzoni. Lui poi ha smesso — nonostante
fosse, e sia, un bravissimo autore — mentre io ho continuato, fino ad arrivare
al mio ultimo singolo pubblicato.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è
nato?
Se tu fossi qui è
nato dopo aver ricevuto una friendzone piuttosto devastante da parte di una
ragazza che inizialmente era solo un’amica. Con il tempo ho iniziato a provare
qualcosa di più per lei, mi sono dichiarato… e lei, con assoluta legittimità,
mi ha detto di no. Non è stato tanto il rifiuto in sé a farmi male — perché è
giusto e normale che succeda — ma il fatto che da quel momento in poi anche la
nostra amicizia ha iniziato a sgretolarsi.
Non so se sia stato per l’imbarazzo della
situazione o per altri motivi che ancora non mi sono del tutto chiari, ma da
quel giorno le cose non sono più state le stesse.
Da lì nasce la canzone: da un sentimento
di rammarico non solo per un amore che poteva essere, ma anche per un’amicizia
che si è persa. Se tu fossi qui è
il tentativo di raccontare tutto questo: l’assurdo mix di tenerezza, dolore e
rimpianto che resta quando qualcosa di importante (che poi alla fine non è
neanche iniziato) finisce.
Che atmosfera si respira in questo
nuovo singolo?
L’atmosfera è intrisa di malinconia,
nostalgia, dolore e tenerezza. Ma ci sono anche delle piccole sfumature di
ironia. È un modo che ho trovato per smorzare una situazione che, sì, mi ha
fatto molto male.
L’ironia è qualcosa che uso spesso nella
mia vita, e a volte riesco a portarla anche dentro le mie canzoni. In questo
caso mi è servita per alleggerire un vissuto emotivo pesante, per guardarlo con
un pizzico di distanza, pur senza sminuirlo. Quindi l’atmosfera del brano è
emotiva e profonda, ma con qualche spiraglio di leggerezza che la rende, spero,
umana.
Come è avvenuta la scelta del titolo e
della copertina?
Il titolo Se tu
fossi qui nasce in modo molto naturale: è la frase chiave
del ritornello, quella che più si ripete e che meglio rappresenta il cuore
della canzone. Appena ho trovato gli accordi del ritornello — che hanno una
loro forza emotiva, una specie di “esplosione” musicale — quella frase mi è
venuta spontaneamente, quasi in automatico. È come se fossero stati gli accordi
stessi a suggerirmela.
Il titolo racchiude tutto il senso del
brano: se lei fosse stata qui, sarebbe stata una canzone — ma anche una storia
— completamente diversa.
La copertina, invece, restituisce
visivamente l’atmosfera che ho vissuto in quel periodo dopo la friendzone.
Mostra un Tommaso in una stanza completamente buia, illuminato solo da una luce
puntata sul volto. È un’immagine che racconta bene quel senso di solitudine,
malinconia e dolore che ho provato in quei momenti.
Un progetto a cui vorresti dar vita,
prima o poi…
Mi piacerebbe creare un super-hub
creativo: uno spazio aperto in cui artisti di ogni tipo — non solo musicisti,
ma anche illustratori, fotografi, videomaker, designer, scrittori… — possano
incontrarsi, contaminarsi e collaborare liberamente.
L’idea è quella di costruire una vera e
propria fucina creativa, dove ogni persona che ne fa parte possa sviluppare i
propri progetti contando sul supporto e sul talento degli altri. Un luogo in
cui l’arte non abbia confini, dove il confronto e la condivisione generino
nuovi linguaggi e nuove visioni.
Credo molto nella forza della collettività
artistica, e penso che la creatività, quando si mette in dialogo con quella
degli altri, possa davvero generare qualcosa di grande.
Cosa ci riserverà la tua musica nei
prossimi mesi?
Tante novità e tante pubblicazioni di canzoni inedite!
Quindi “stayyy tuuuuuned”.