“Piangere da solo” – Santelmo racconta il suo nuovo singolo


Nel suo nuovo singolo “Piangere da solo”, Santelmo dà voce a un’emozione che appartiene a molti ma che pochi riescono a confessare: la sensazione di sentirsi vuoti senza un motivo, di vivere un distacco invisibile agli altri. Il brano nasce proprio da quel punto di rottura in cui la solitudine non è assenza di persone, ma distanza interiore.

La melodia pop, leggera e quasi luminosa, contrasta volutamente con la profondità del testo, creando un equilibrio che regala al brano un respiro universale. Santelmo racconta una vulnerabilità che non cede al vittimismo, ma diventa consapevolezza, un modo di guardarsi allo specchio senza fuggire.
“Piangere da solo” è un piccolo manifesto emotivo: accettare le proprie crepe per capire da dove ricominciare.

Come è nata la tua passione per la musica?
È nata negli anni, quasi senza accorgermene. Da ragazzo la musica era il mio modo per mettere ordine nelle emozioni. Non capivo sempre le parole, ma sentivo perfettamente quello che comunicavano. Oggi scrivere è diventato il mio modo più sincero di esprimermi.

Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato?
“Piangere da solo” è nato in un periodo in cui mi sentivo lontano da me stesso. In mezzo alla gente sorridevo, ma era un sorriso che viveva solo in superficie. Dentro, invece, avevo un nodo che non riuscivo a sciogliere: il respiro corto, la mente annebbiata, una tristezza che non riuscivo a spiegare. In quel silenzio che arriva quando tutto il resto si spegne, mi è venuta in testa una domanda che non mi lasciava in pace: “Posso piangere da solo?”. Sembrava un piccolo atto di resa, quasi un modo per dire: “Ok, sto così. Lasciatemi un attimo.” Da lì la canzone ha iniziato a scriversi da sola.
E anche se il testo è intriso di malinconia, la melodia è nata leggera, come se dentro quel dolore ci fosse comunque uno spiraglio, una piccola luce che prova a farsi spazio.

Che atmosfera si respira in questo nuovo singolo?
Un equilibrio tra malinconia e leggerezza. Le parole sono intime, fragili, ma la melodia resta pop e fresca. È come quando stai male e allo stesso tempo ti rendi conto che c’è ancora una luce, anche piccola, che non si è spenta.

Come è avvenuta la scelta del titolo e della copertina?
Il titolo deriva dalla domanda più sincera che mi stessi ponendo in quel periodo: ‘Posso piangere da solo?’. Non volevo filtri, volevo essere diretto con me stesso. La copertina invece viene da una foto che ho scattato quasi per caso quest’estate. Mi piaceva perché trasmette la solitudine di qualcuno che resta da solo, mentre la felicità è visibile solo in lontananza. Il cielo scuro riflette il buio che sentivo dentro, in contrasto con ciò che c’è lontano nello sfondo.

Un progetto a cui vorresti dar vita, prima o poi…
Mi piacerebbe creare un EP tutto dedicato all’introspezione, un piccolo viaggio emotivo senza preoccuparmi delle regole o delle aspettative. Una sorta di diario musicale. In futuro, mi piacerebbe anche collaborare con altri artisti emergenti nella realizzazione di nuove canzoni.
 
Cosa ci riserverà la tua musica nei prossimi mesi?
Nuovi singoli, e soprattutto un percorso più maturo. Ho diversi brani già pronti e sento di avere tante cose ancora da raccontare.