Andrea Cavina: una chitarra e “10 Lettere”


Disco strumentale che segna l’inizio di una carriera discografica per il chitarrista e compositore Andrea Cavina. Un lungo viaggio dal titolo “10 Lettere”, composizioni che ovviamente traghettano l’ascolto in territori decisamente lontani dalle nostre abitudini di ascolto. E questo titolo inneggia ovviamente a lettere, “antiche forme di comunicazione” se vogliamo esagerare l’allegoria… ma l’antichità è di certo un messaggio che arriva dal nostro, come un certo modo di reagire all’avanzare del tempo, del futuro, della tecnologia che omologa ogni cosa. Disco dunque dal suono classico che ovviamente volta le spalle ad ogni futurismo… e celebra a pieno il concetto di esperienza. E poi queste lettere dicevamo, composizioni ispirate a grandi della cultura, della musica, ispirate e dedicate al figlio Giovanni, a grandi chitarristi, e tantissimo altro… come fossero missive, “antiche”, come fossero messaggi di stima e testimonianza di arte. Ci lasciamo cullare dal fascino e cerchiamo di indagare come meglio possiamo:

“10 Lettere” sembra davvero un disco di un tempo assai lontano. Al futuro invece che cosa chiedi e che cosa hai rubato?
Un tempo lontano... per quale motivo, perché è un disco di chitarra classica? Beh, può essere. Ma, attenzione, non è solo "un disco di chitarra classica".
Lo vedo più come un "pezzettino" aggiunto ad una storia che sì, viene da lontano, ma che ha voglia di andare avanti. È un album che guarda compositori del presente e del passato, ma è costituito da brani originali, che parlano il linguaggio del nostro tempo. Di quello in cui viviamo.
Ci sono diversi musicisti interessanti che continuano a scrivere musica strumentale.
Tra gli ex-giovani (spero mi perdonerà per la battuta) vorrei citare Giorgio Signorile, in Italia, mentre in Grecia c’è un bravissimo mio coetaneo (così mi sento più giovane, anche se ormai...), Akis Filios che ha delle ottime idee.
Maurizio Colonna la definisce “nuova musica classica” e la trovo un’espressione molto adatta.
Al futuro non ho rubato nulla. Voglio pensare di poter lasciare anche un mio segno, o almeno costruire qualcosa con le mie capacità e competenze.

Oggi sembra difficile parlare di ascolto della musica. Soprattutto quando mancano anche contributi visivi come in questo caso. Perché non hai pensato ad un video (almeno fino ad ora)?
Sì, è vero. Dividiamo la domanda, però. L'ascolto è sempre una cosa difficile e in un tempo come il nostro, abituato al "clic" e all'illusione del "facile-e-veloce (e gratis)", comporre per chitarra sola sembra la classica battaglia contro i mulini a vento.
In realtà non combatto contro nessuno. Non mi interessa. Ho fatto una proposta. Proposta che, in realtà, era nata come un'esigenza personale.
L'evoluzione di questo disco, la sua storia, gli incontri che ho avuto e che sto avendo grazie a questo lavoro, è il segno che un ascolto c'è stato e continua ad esserci.
Non c'è ancora un video ufficiale, è vero.
Ma il 22 aprile un mio brano, “Aria”, sarà trasmesso su Rai Play in occasione dell'Earth Day 2022.
Ecco. A pochi mesi dall'uscita, per un lavoro "in solitaria" come questo, credo possa essere soddisfacente. In realtà idee per uno o più video ci sono e qualcosa è già stato girato.
Arriverà.

Domanda allegorica e assai metafisica: qualche lettera secondo te è tornata al mittente? Vediamo come la interpreti...
Di solito quando si usa questa espressione, significa che la lettera, il suo contenuto, non è stato gradito. Quindi, come diceva il tale che stava cadendo dal palazzo di dieci piani, "finora tutto bene" (te lo ricordi? Un certo film con Vincent Cassel... era del 1995, in era pre-haters)
Per ora ho ricevuto buone risposte e sono contento.
Una di queste lettere, Alba, è stata decisamente gradita al suo destinatario, Maurizio Colonna, mentre mi sto preparando a due incontri, che spero vadano a buon fine, con altri due giganti come Per Metheny e Andrew York.
Più che rispedire al mittente, spero abbiano la curiosità e magari il tempo e la voglia di rispondere. Ma restando con i piedi per terra, prima incontriamoli, poi vedremo.

Tra tanti artisti c’è tuo figlio. E qui l’arte lascia il posto alla vita... in fondo è arte anche quella, vero?
Beh, se non è arte questa! Se non corrispondesse alla vita, sarebbe solo un artificio... Penso a quel verso di Battiato che parla di una vita “fatta di lievi gesti e affetti di giornata, consistenti o no, bisogna muoversi come ospiti, pieni di premure, con delicata attenzione”. Altro che artificio: questo è alto artigianato! Ho avuto a che fare con “artisti” che (si) raccontano storie, criticano, smontano la “normalità”, le regole, la semplicità, la quotidianità.
Poi, vai a vedere le loro vite e non hanno vincoli, doveri, cura verso le persone... allora mi chiedo come si fa a dialogare con il pubblico, fingendo di essere una “persona normale” (chi lo è?), per poi sputare addosso all’impiegato, al genitore, allo studente, alla famiglia, alla fatica, all’attenzione, ai doveri?
Io sono per la libertà di vita e di opinione, ma, accidenti, la libertà deve corrispondere alla vita reale. Come diceva Gaber, “è partecipazione”, non è distacco, per comodo, all’occorrenza.
Non è una serie di Netflix, che corre dietro alla moda del momento.
Ecco, a mio figlio vorrei insegnare l’autenticità.
Per il resto, faccia e diventi quello che vorrà e che sia felice.
Sì, anche questa è arte.

Mi sarei atteso una lettera destinata anche alla tua vita. Che sia l’intero disco l’undicesima di queste lettere?
Eh...
Avevo bisogno prima di tutto di far "uscire". Di dare. Di restituire.
Il disco, le 10 lettere, la loro realizzazione e tutto quello che ne è seguito è arrivato come un regalo. Anche questa intervista. Il disco vuole, cerca, ha bisogno di esprimere leggerezza, ma dentro comprende gioie e dolori. E non pochi.
L'idea di rendere omaggio a grandi personaggi, che mi hanno dato linfa musicale, culturale ed emozionale, mi sta ritornando in modo sorprendentemente esponenziale.
Credo che sia la conseguenza di come ho affrontato questa avventura fin dall’inizio: senza la pretesa di un ritorno. Senza pensare a me stesso, ma solo con l’intento di creare qualcosa di buono.
L’intero disco racconta sì episodi della mia vita, li nasconde dietro le note e gli accordi, ma solo quel tanto necessario a fornire sincerità ai brani.
Il resto è “vostro”, spero vi piaccia.
Grazie mille per l’intervista!