Atipico: l’esordio si intitola “Eterno”

 


Un ascolto già adulto per quanto tante sono le necessarie ridondanze di un primo lavoro… cose che ovviamente perdoniamo, piccolo frammenti di giovinezza che sono splendidi nella loro onestà e libertà. Il pop di Andrea D’Orazio che si firma con il moniker Atipico - anche se di atipico c’è ben poco - si intitola “Eterno”, anche singolo di anticipazione che si arricchisce in rete di un video ufficiale. Tutto quadra dentro soluzioni di grande scuola e classicismi… e noi restiamo però sempre un poco con l’amaro in bocca pensando che in fondo, il pop come altri generi ampiamente celebrati dal main stream, sia sempre “fermo” nei confronti di una qualche ricerca della personalità e dunque faccia troppo affidamento a format ampiamente battuti. Comunque è sempre bello indagare…
 
C’è tanto vissuto personale dentro il disco o sbaglio?
Dici bene, come primo album sono voluto partire dal principio scavando anche dentro ogni parte di me, nonostante i 23 anni sento di aver vissuto intensamente e con altre preoccupazioni  gli anni della leggerezza e della spensieratezza. Dico sempre che alla fine non conta quanti anni viviamo ma quanto vita mettiamo negli anni che passano.
 
E se ti chiedessimo uno sguardo attorno? Che tipo di critica sociale avresti voglia di muovere?
Sono molto attento su questi temi e nel casino generale, una cosa che mi fa davvero male è vedere gli occhi dei miei coetanei e adolescenti, anestetizzati e privi di fuoco. Sicuramente non è un discorso generale ma anche ascoltando molto i dialoghi, manca quell’insoddisfazione che ti spinge a guadagnarti un posto nel mondo o la fame nel raggiungere un qualcosa.

 
Bellissima questa copertina: l’acqua è un elemento importante… cosa rappresenta per te?
L’acqua rappresenta in parte un rifugio in cui sentirsi liberi, nel mare soprattutto la sensazione di leggerezza per il fattore gravità ma può essere intesa anche come purezza e rinascita
 
E quella luce che arriva da sotto?
È il risultato di una ricerca, in questo caso raffigurarla visibile in superficie serve a far capire che non è una casualità. Attraverso l’album sono andato a fondo dentro me alla ricerca di una luce che alla fine è stata raggiunta.
 
E tutto questo immaginario, nel suono in che modo lo hai ripercorso?
Cercando di mettere sempre una evoluzione in ogni traccia, ci sono molte aperture in cui a volte libero uno sfogo e in altre raggiungo la speranza.