C'è un po' di tutto dentro al nome che mi sono scelto. Quando Le rose e il deserto è nato, nell'autunno 2018, avevo voglia di giocare col fatto di essere da solo ma di propormi con un nome plurale, come Le luci della centrale elettrica, o come al contrario fanno La rappresentante di lista oppure Lo stato sociale, che sono in tanti ma hanno un nome singolo. Avevo voglia di creare confusione, sparigliare le carte. In più volevo che già dal nome del progetto fosse chiaro che la mia musica, la mia scrittura hanno una doppia anima: da un lato c'è la delicatezza, la poesia, la malinconia delle rose, dall'altro c'è una componente più arrabbiata, più "politica" associata al deserto.
La produzione artistica del disco e gli arrangiamenti sono di Martino Cuman, produttore, fonico e bassista dei Non voglio che Clara. E' stato lui l'anima musicale di questa produzione. Nel disco hanno poi suonato Marcello Batelli (Non voglio che Clara, Teatro degli orrori, Bachi da pietra) alla chitarra classica, acustica ed elettrica, lo stesso Martino Cuman al basso e ai cori, Edoardo Piccolo alle tastiere, pianoforte e synth, Diego Dal Bon (Crocodiles, Jennifer Gentle) alla batteria e percussioni e Massimo Cogo alle percussioni. Inoltre, nel brano "Aprile" Francesco Ivone ha suonato la tromba.
La copertina, curata da Tiziana Balliana, che è da sempre l'anima grafica de Le rose e il deserto, rispecchia secondo me l'anima raccolta del disco: stiamo parlando del cartone di uno scatolone, di quelli da trasloco, pieno di nastro adesivo. Rappresenta la collezione di cocci che ciascuno di noi si porta dietro per tutta la sua vita; ma rappresenta anche il cambiamento, lo spostamento, il trasloco appunto. Dentro la copertina di "Cocci sparsi" c'è uno sguardo al passato ma anche un'attenzione a quello che è da venire.