Con il nuovo singolo “Ed ecco la libertà”, Biagio Andrea ci accompagna in un viaggio intimo tra vuoti, silenzi e consapevolezze. Il brano esplora la fine di una relazione, ma più che raccontare una separazione, indaga ciò che rimane dopo: il freddo emotivo, le domande sospese, la ricerca di un equilibrio possibile. In questo scenario di assenza e riflessione, la libertà non appare come una conquista esteriore, ma come un lento riconoscersi, un ritrovare sé stessi dopo aver perso un punto di riferimento.
Con un linguaggio musicale essenziale e profondo, Biagio Andrea costruisce un’atmosfera sospesa, dove introspezione e serenità si incontrano. “Ed ecco la libertà” diventa così un gesto di accettazione, un invito a fare pace con ciò che siamo e con ciò che abbiamo lasciato andare.
Ne abbiamo parlato con l’artista in occasione dell’intervista per Ophelia Blog, tra riflessioni sul suo percorso, il valore del silenzio e i progetti futuri che sognano di unire musica, immagini e teatro.
Fin da ragazzo ho sentito la musica come un linguaggio più diretto delle parole. Era un modo per dare forma a quello che non riuscivo a spiegare. Con il tempo è diventata parte del mio modo di stare al mondo, una compagna con cui crescere, non solo un hobby.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato?
Ed ecco la libertà è nato da una fase di ricerca personale, da un bisogno di capire cosa significhi davvero sentirsi liberi. Ho scritto il brano con l’idea di raccontare quel momento in cui si smette di fuggire e si inizia ad accettarsi, anche nelle proprie fragilità.
Che atmosfera si respira in questo nuovo singolo?
È un brano introspettivo, ma non triste. C’è un senso di calma dopo la tempesta, una voglia di ripartire senza eccessi. L’atmosfera è sospesa, come se la libertà non fosse un punto d’arrivo ma uno stato d’animo.
Come è avvenuta la scelta del titolo e della copertina?
Il titolo è arrivato per primo: Ed ecco la libertà suonava come una presa di coscienza. La copertina, con quella figura sola in un paesaggio aperto, rappresenta proprio questo passaggio: la libertà come spazio interiore, non come fuga. Volevo un’immagine che trasmettesse silenzio e presenza allo stesso tempo.
Un progetto a cui vorresti dar vita, prima o poi…
Mi piacerebbe realizzare un disco che racconti un percorso completo, non solo una raccolta di canzoni. Un viaggio emotivo, tra introspezione e rinascita, magari accompagnato da un racconto visivo o da una performance più teatrale.
