Penelope Aspetta: l’esordio eponimo indie-pop

Dal singolo d’esordio dal titolo “6 giorni su 7” sembra definirsi un suono indie di nuova generazione ancorato come sempre a stilemi anni ’80 ma l’ascolto di tutto il breve lavoro d’esordio ci regala altre derive e inevitabili colpi di scena. Parliamo della band abruzzese Penelope Aspetta che firma così il suo disco d’esordio eponimo ricco di una grafica visionaria, figurativa e a suo modo allegorica. Siamo nel mondo dell’indie pop di oggi, digitale quanto basta a sorreggere strutture accattivanti a cui forse avremmo chiesto una maggiore personalità e che forse resta ancora troppo ancorata a format già conosciuti e utilizzati. Aria buona e buon piglio sociale dentro una scrittura gustosamente tardo adolescenziale.

Primo lavoro personale. Ad un esordio chiediamo sempre: che responsabilità gli affidate? Che aspettative e che certezze?
Per noi questo EP è molto importante perché rappresenta il primo mattone del palazzo che vorremmo costruire, gli abbiamo affidato la responsabilità di presentarci a chi ci ascolta per la prima volta, è un po’ come se fosse il nostro biglietto da visita. In questo lavoro abbiamo cercato di fare una sintesi di ciò che ci piace suonare e delle atmosfere che vorremmo esplorare nel nostro percorso artistico.

Oggi la dimensione dell’Ep o meglio ancora del singolo. Oggi fare musica che significa?
Il mercato musicale è cambiato tanto negli ultimi anni, la musica ormai è spesso concepita per essere prodotta e consumata in tempi brevissimi. Pensiamo che la sfida più grande per chi, come noi, vuole fare musica oggi sia proprio quella di creare qualcosa che resti.

Stilemi pop dentro lo scenario indie. Troppo spesso ci rivolgiamo al passato… secondo voi perché?
Il passato esercita sempre un grande fascino. Nella musica in passato sono state fatte cose magnifiche che è impossibile non prendere ad esempio, è inevitabile avere dei riferimenti, dei modelli a cui ci si ispira. Allo stesso tempo, però, è fondamentale rielaborare le proprie influenze e sfruttarle per giungere alla creazione di un prodotto che sia innovativo, che abbia in sé qualcosa di peculiare.


I suoni di Penelope Aspetta: quanto futuro e quanta ispirazione classica c’è?
Abbiamo lavorato tanto in studio per arrivare a concepire dei suoni che ci convincessero e che ci rappresentassero appieno. Il nostro sguardo è sempre rivolto al futuro, ma di sicuro ci siamo anche lasciati ispirare dalle band di cui amiamo il sound, sempre però cercando di creare qualcosa di nuovo e, soprattutto, di nostro.

Un disco sulla condizione umana? Vi piace questa definizione?
Perché no, in fondo è un disco che racconta storie, sensazioni e sentimenti, anche molto diversi tra loro, ma universali.