Eccolo il nuovo singolo del cantautore romano Marco Achtner che molti ricorderanno anche e soprattutto per “E…state a Roma”, sigla del programma del Trio Medusa in onda nel 2009 su Radio Deejay. Ricco e interessante il suo percorso dentro la dance anni che dalla fine anni ’90 sfocia dentro le nuove derive dei millenials e oggi, quasi in rivoluzione a tutto questo, pubblica “Dormi bene”, una vellutata ballata pop digitale che pone nel romanticismo il vero quid pluris della sua canzone. In rete anche un bel video ad arricchire il tutto: “Non prendere al volo un momento potenzialmente unico per il timore che sia "sbagliato", ci porta a vivere momenti "giusti" senza riuscire però a smettere di pensare che, quell' istante "sbagliato", poteva essere il più giusto di sempre”.
Un singolo decisamente rivolto al pubblico pop italiano. Un “fuori pista” se penso alla tua carriera o sbaglio?
Sicuramente è un brano diverso e per raccontare questa storia sono uscito dalla mia comfort zone. Credo sia una canzone che parla di tutti noi, perchè tutti almeno una volta ci siamo ritrovati di fronte a una scelta simile...e proprio per questo, ho cercato di "vestire" la canzone con dei suoni in cui tante persone potessero immedesimarsi. Quando l'ho scritta mi sono immaginato una ballad inclusiva, un po’ come quei lenti che durante le feste riuscivano a far "limonare" anche i due più timidi della classe.
Nell’immediato futuro quindi che direzione pensi di seminare?
Spesso le persone mi chiedono "che genere fai?" e io non so mai come rispondere. In realtà il problema è che non lo so nemmeno io. Sono sempre stato catturato dalla "diversità" che secondo me è un valore da proteggere, sia nella musica che nella vita. E nelle mie canzoni mi è sempre piaciuto mescolare stili ed atmosfere agli antipodi.
Sicuramente è un brano diverso e per raccontare questa storia sono uscito dalla mia comfort zone. Credo sia una canzone che parla di tutti noi, perchè tutti almeno una volta ci siamo ritrovati di fronte a una scelta simile...e proprio per questo, ho cercato di "vestire" la canzone con dei suoni in cui tante persone potessero immedesimarsi. Quando l'ho scritta mi sono immaginato una ballad inclusiva, un po’ come quei lenti che durante le feste riuscivano a far "limonare" anche i due più timidi della classe.
Nell’immediato futuro quindi che direzione pensi di seminare?
Spesso le persone mi chiedono "che genere fai?" e io non so mai come rispondere. In realtà il problema è che non lo so nemmeno io. Sono sempre stato catturato dalla "diversità" che secondo me è un valore da proteggere, sia nella musica che nella vita. E nelle mie canzoni mi è sempre piaciuto mescolare stili ed atmosfere agli antipodi.
Il suono di “Dormi bene” rapisce molto dalle mode del momento o cerca di fare (a suo modo) innovazione, secondo te?
Mi piace pensare che possa essere un qualcosa di innovativo ma quando scrivo non mi pongo mai l'obiettivo di essere "di moda" o di crearne una nuova, cerco di essere semplicemente me stesso. Per me scrivere è una forma di sfogo, una sorta di diario in cui metto in musica ciò che mi colpisce e ciò che mi succede. Poi è ovvio che, quando una mia canzone arriva in classifica mi fa piacere, ma non parto mai con quell'obiettivo.
E restando sul tema, anche qui c’è molto dell’Italia pop anni ’80 e ’90 vero?
Non so come mai ma alla fine gli anni '80 e '90 ritornano sempre in ogni forma di espressione artistica. Credo che ci siano delle decadi che continuano ad influenzare le nuove generazioni e altre che finiscono presto nel dimenticatoio. Gli anni '90 per noi trentenni rappresentano un modo malinconico di guardare al passato. Una continua ricerca di quella leggerezza persa e mai più ritrovata.
Mi piace pensare che possa essere un qualcosa di innovativo ma quando scrivo non mi pongo mai l'obiettivo di essere "di moda" o di crearne una nuova, cerco di essere semplicemente me stesso. Per me scrivere è una forma di sfogo, una sorta di diario in cui metto in musica ciò che mi colpisce e ciò che mi succede. Poi è ovvio che, quando una mia canzone arriva in classifica mi fa piacere, ma non parto mai con quell'obiettivo.
E restando sul tema, anche qui c’è molto dell’Italia pop anni ’80 e ’90 vero?
Non so come mai ma alla fine gli anni '80 e '90 ritornano sempre in ogni forma di espressione artistica. Credo che ci siano delle decadi che continuano ad influenzare le nuove generazioni e altre che finiscono presto nel dimenticatoio. Gli anni '90 per noi trentenni rappresentano un modo malinconico di guardare al passato. Una continua ricerca di quella leggerezza persa e mai più ritrovata.