The 1000 Streets’ Orchestra: una via di totale contaminazione electro


Un disco che aspettavamo decisamente in vinile per vivere a pieno quell’aurea di magica energia e quel percorso a ritroso dentro i club anni ’90. Qui lo swing impera incontrastato, e con lui il nuovo soul, la dance, il pop… si intitola “Electro-way” il primo disco di un collettivo che si firma The 1000 Streets’ Orchestra: un suono che si affida poi ad un organico di ben 55 persone tra tecnici e artisti a corredo. Un lavoro che vi invitiamo ad indagare da vicino, dalle sue “Good Vibes” fin dentro le piccole derive di genere. Una grande orchestra di swing che accoglie e raccoglie di tutto per generare il suono moderno che vibra dentro questi brani inediti. E l’America poi… anche l’America si vedere tanto tra le note e quel certo modo di fare…

Un disco che aspettavamo in vinile. Qualcuno dice che ormai la produzione ha superato le richieste possibili. Ci interessa conoscere anche la vostra storia visto che sono ormai numerosissimi i progetti che incorrono in questo problema.
Anche noi ci siamo scontrati con i problemi di produzione dei vinili. Volevamo stampare alcune copie in vinile come “special edition” ma negli ultimi mesi i costi sono lievitati e i tempi di consegna si sono allungati di molto rendendo la stampa impraticabile.

“Electro Way” in verità è un disco che doveva stare in vinile… mi riporta alle bellissime serate dance, electro della fine anni ’90 nonostante questi suoni spesso proiettati all’attualità di oggi… cosa ne pensate?
Il richiamo all’electroswing è abbastanza evidente e deriva dal nostro passato di “classica big band swing”. Un genere che andava molto qualche anno fa, ma la differenza, oltre nei suoni e all’introduzione dell’album di un sound che si avvicina al pop e qualche volta addirittura al Lo-Fi, sta nell’orchestra vera e propria. Non si tratta di remix di orchestre esistenti, ma nell’esecuzione di un’orchestra intera nel 2021.

Un collettivo davvero grandioso. Come avete gestito il tutto con la pandemia di mezzo?
È stato chiaramente complicato ma nel male della pandemia, è sicuramente stato molto stimolante accettare la sfida di fare un album in condizioni così difficili. Ci siamo attrezzati registrando l’orchestra a sezioni separate, ma la vera sfida è stata la realizzazione dei videoclip di “Freedom” e “Good Vibes”: vista l’impossibilità di metter venti persone una a fianco all’altra, abbiamo deciso di riprendere un musicista alla volta davanti al green screen e dedicare qualche mese al montaggio. Devo ammettere che è stato un lavoro lungo ma molto, molto divertente.

Ma soprattutto perché una corona di così tante persone?
È la nostra natura, siamo nati come un grande gruppo, un’orchestra che si esibisce dal vivo con 20 elementi e che per anni non ha smesso di cercare nuove collaborazioni. Questa è stata un’occasione importante per coinvolgere i nostri collaboratori storici e approfittare per conoscere nuovi artisti. È sicuramente molto complicato gestire un gruppo così grande, ma l’energia che si crea nel riunire così tante persone per un unico scopo musicale, è impareggiabile.

E tornando alla pandemia, questo disco di sicuro non ha potuto avere la vita che meritava. Il live è un elemento decisivo per voi. Soluzione?
Il live è sicuramente un elemento essenziale e sappiamo bene che non è il periodo ideale per portare dal vivo un progetto come questo. Nonostante ciò, la scorsa estate siamo riusciti a portare la nostra musica al pubblico dal vivo diverse volte, anche se in situazioni contenute e senza la possibilità di ballare e di far festa (cosa che speriamo torni presto). Insomma, non ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà, stiamo quindi già lavorando alla prossima stagione.