Con “Road House”, Jessica Tozzato apre un nuovo capitolo del suo percorso artistico. Cresciuta tra vinili rock e prime esibizioni con il “Canta Tu”, Jessica porta oggi in musica un immaginario notturno e cinematografico: una highway americana, la radio accesa, la voglia di scappare e ritrovarsi.
Scritto da Namida e scelto “a primo ascolto”, il brano mescola rabbia, desiderio di libertà e bisogno di esprimersi senza filtri. La copertina, dominata da un viola intenso e da una città lontana, riflette perfettamente questo mondo sospeso tra concretezza ed evasione.
“Road House” è solo l’inizio: Jessica sta già lavorando a nuovi brani che promettono di parlare dritto alle emozioni di chi ascolta.
Come è nata la tua passione per la musica?
Sono cresciuta con la musica fin da bambina. In casa si ascoltavano vecchi vinili rock e io restavo incantata davanti alla TV ogni volta che trasmettevano concerti o esibizioni live. Un giorno chiesi in regalo il gioco “Canta Tu”, da lì è iniziato tutto. È stato il mio primo vero contatto con il canto e con il sogno di fare musica.
Sono cresciuta con la musica fin da bambina. In casa si ascoltavano vecchi vinili rock e io restavo incantata davanti alla TV ogni volta che trasmettevano concerti o esibizioni live. Un giorno chiesi in regalo il gioco “Canta Tu”, da lì è iniziato tutto. È stato il mio primo vero contatto con il canto e con il sogno di fare musica.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato?
Assolutamente sì! “RoadHouse” è un brano scritto da Namida, un’artista straordinaria. È stato amore a primo ascolto, appena l’ho sentito ho pensato “Questo è mio!”. Ho avvertito subito che rispecchiava la mia essenza e la mia voglia di raccontarmi in modo sincero.
È un brano capace di trasportarti altrove, come se per qualche minuto vivessi dentro un film, con la musica a fare da colonna sonora alle emozioni.
Che atmosfera si respira in questo nuovo singolo?
Immagino “RoadHouse” come una canzone che passa in radio mentre guidi su una highway americana di notte, con le luci di una città lontana all’orizzonte. È un mix di emozioni contrastanti, rabbia, senso di costrizione, voglia di evadere e bisogno di libertà.
Come è avvenuta la scelta del titolo e della copertina?
Il titolo è nato in modo naturale, “RoadHouse” era semplicemente perfetto per richiamare quell’immaginario oltre oceano.
Per la copertina, invece, avevo le idee chiare, volevo una città distante, non del tutto definita, e colori scuri. Adoro il viola perché è profondo ma allo stesso tempo vivo, e desideravo che trasmettesse proprio quel mix di contrasti che caratterizza il brano.
Un progetto a cui vorresti dar vita, prima o poi…
Mi piacerebbe lavorare sempre di più sulle emozioni che tutti viviamo. Vorrei riuscire a estrapolarle, trasformarle in musica e parole. Il mio sogno è creare un album in cui chiunque possa riconoscersi e sentirsi protagonista.
Cosa ci riserverà la tua musica nei prossimi mesi?
Sto lavorando ad altri brani e spero davvero di farveli ascoltare al più presto.
